Imprescindibile per la conoscenza della letteratura lovecraftiana giapponese e’ la lettura dei quattro volumi antologici pubblicati dalla americana Kurodahan Press.
Riuniti sotto il nome generale di Lairs of the Hidden Gods, sono rispettivamente intitolati Night Voices, Night Journeys, Inverted Kingdom, Straight to Darkness e The Dreaming God.
Usciti inizialmente per la casa editrice giapponese Tokyo Sogensha nel 2002 suddivisi in due tomi, sia la versione giapponese che quella inglese (quest’ultima si avvale della prestigiosa collaborazione di Robert M. Price!) vedono come curatore un nome gia’ noto ai frequentatori di questo blog, ovvero quell’Asamatsu Ken qui spesso citato.
Arricchiscono le copertine dell’edizione Kurodahan le magnifiche illustrazioni di Yamada Akihiro, noto anche in Italia per il suo manga Beast of East.
L’alto livello raggiunto da Lairs of the Hidden Gods puo’ essere compreso dal fatto che al progetto era in programma dovesse partecipare anche Murakami Haruki (chissa’ come avrebbero reaggito la critica letteraria qui…) e che il terzo volume e’ stato recensito positivamente anche sul New York Times…
Ma gia’ nel 1999 Asamatsu aveva realizzato un primo tentativo di pubblicazione delle opere di autori giapponesi ispirate ai Miti di Cthulhu con l’antologia Hishin-Yami no shukusaishatachi (Gli dei nascosti-I celebranti dell’oscurita’) che riuniva, oltre il suo, i racconti dei quattro scrittori Iino Fumihiko, Inoue Masahiko, Tachihara Toya e Zushi Kei.
Sempre di Asamatsu, uscira’ a breve in inglese il romanzo Queen of K’n-Yan, un altro classico di stampo lovecraftiano nipponico con la copertina illustrata dall’ottima Kojima Ayami.
Purtroppo ancora totalmente sconosciuto in occidente e’ invece il ciclo Makai suikoden (Storia sul bordo dell’acqua del mondo demoniaco, 1981-91) di Kurimoto Kaoru; composto di venti volumi piu’ quattro romanzi fuori serie, racconta della guerra tra i Grandi Antichi ed i mostri soprannaturali della tradizione giapponese. Questa serie ha svolto un grande ruolo nel convincere gli altri scrittori giapponesi che era possibile per loro realizzare testi lovecraftiani originali di alta qualita’.
Ristampato in seguito, la prima edizione proponeva le copertine illustrate da Nagai Go.
Esistono oggi nel Sol Levante numerosi gruppi anche amatoriali con un buon numero di fans che autoproducono e stampano fanzine di novelle originali lovecraftiane vendute in manifestazioni tipo, ad esempio, il Comitia.
Il fascicolo a fianco e’ stato realizzato dal circolo Akonkagua.
Davide
Dic 04, 2007 @ 10:20:08
Ed io finisco ancora una volta a ripetermi.
Per essere prodotti di gruppi amatoriali, si tratta di materiale maledettamente professionale.
Delle due, una…
. o ci lavorano in cinquanta, perfettamente coordinati
. o ci lavorano in cinque, perfettamente coordinati e dedicandoci una quantità di tempo inaudita.
Invidia, invidia….
Massimo
Dic 05, 2007 @ 00:32:41
Diciamo la seconda. Qui siamo di fronte a persone che, seppure in maniera amatoriale, affrontano quello che fanno con vera serieta’ e che acquisiscono man mano delle conoscenze di prima mano del mondo editoriale. Magari non vanno al cinema o in discoteca, rinunciano ad uscire con la fidanzata/il fidanzato pur di andare avanti con il lavoro. Tieni poi conto che molti dormono per mesi, se non anni, per poche ore a notte (certo ci sono parecchi gruppi di studenti universitari tra loro, quindi possono permettersi di farlo)…
Ad esempio, e’ interessante notare come li’ ci siano anche editor amatoriali. Non mi ricordo di aver mai visto nessuno in Italia che voglia ricoprire un tale ruolo; tutti artisti, scrittori ma niente editor in erba (utile per questo una sbirciatina al manga Genshinken).
Le stamperie giapponesi sono capaci di produrre volumi di uguale livello a quelli delle case editrici professionali ed i gruppi amatoriali funzionano proprio perche’ replicano in piccolo un modello reale di editoria.
Inoltre si affinano con un continuo contatto con il pubblico e con i circoli rivali in manifestazioni di grande presenza come il komiketto. E’ quello ti insegna la “pratica” sul campo.
Detto questo, anche loro ovviamente hanno dei problemi.
A proposito, visto cosa ha tirato fuori la Kodansha dal suo cilindro?
http://e-morning.jp/mimc/
Pure in italiano…
Come va la bile?
Davide
Dic 05, 2007 @ 10:19:19
La mia bile è sotto controllo – anche perché io a disegnare sono un cagnaccio.
Noto però con non poca sorpresa che i tre vincitori della prima edizione arrivano da Stati Uniti, Gran Bretagna e Malaysia.
Che fine hanno fatto tutti i nostri “artisti italiani in stile manga” più volte premiati a Torino Comics?
Ma probabilmente neanche lo sapevano, del concorso.
E sì che c’è pure il bando in italiota.
Cosa si diceva, della professionalità?
Massimo
Dic 05, 2007 @ 13:30:04
Cattivo…
Credo che una delle cose assenti tra gli artisti amatoriali italiani “stile manga” (che poi, e’ da notare come la Kodansha sia interessata a qualsiasi stile, un punto importante mi pare) sia un sincero senso critico su quello che fanno e soprattutto la mancanza di abitudine al confronto con gente in gamba (lodarsi a vicenda in quattro dicendosi che si e’ dei geni dell’arte non serve molto al momento del dunque). Il concorso in questione e’ aperto a tutti, compresi i professionisti. Ovvio che vi partecipa un mucchio di gente in gamba da tutto il mondo e quindi vincerlo e’ duro. Inoltre i disegnatori non professionisti in altri paesi hanno una preparazione invidiabile…
In realta’, il bando e’ stato pubblicizzato su diversi siti italiani. Trai tu la conclusione…
Davide
Dic 05, 2007 @ 16:41:16
E poi quello cattivo sono io.