Ogni anno, ad inizio dei corsi, mi si presenta l'”eterno” dilemma della grammatica di lingua giapponese da adottare…
Ed i problemi non sono pochi. Nascono soprattutto da una certa tragica scarsita’ di numero dei volumi scritti in italiano su questa lingua, soprattutto se li confrontiamo con i testi, non dico neppure inglesi, ma anche francesi e tedeschi (lingua in cui addirittura vengono stampate vere e proprie riviste dedicate al Giappone).
Ma un attimo. Certo tentativi di produrre valide grammatiche italiane ci sono stati. Come non ricordare la Grammatica di giapponese moderno (1989) della Yoko Kubota edita dalla Libreria Editrice Cafoscarina che puo’ vantare il diritto di essere stata una delle piu’ popolari ed apprezzate per parecchi anni. Spesso croce degli studenti a causa della difficolta’ nell’approccio agli schemi grammaticali, confesso che a me piace, anche perche’ e’ una delle poche che affronta in parte l’aspetto del giapponese colloquiale con una interessante lista delle particelle finali.
Notevole era il volume Grammatica della lingua giapponese di Oreste Vaccari e di sua moglie Enko Elisa Vaccari pubblicata nel 1956 e ora purtoppo praticamente dimenticata che ha costituito un lavoro fondamentale decisamente corposo (ben 550 pagine) e che aggiornava il vecchio
Grammatica e vocabolario della lingua giapponese (1939) di Bartolomeo Balbi edito da Hoepli. Oggi decisamente poco utilizzabile a causa delle variazioni avvenute nel frattempo nella lingua giapponese, il testo di Balbi risulta molto interessante per chi voglia approfondire lo studio dell’evoluzione nel tempo della lingua nipponica. Nel 1966 poi si pubblicava a Milano il Corso pratico di lingua giapponese di Mario Scalise (in seguito poi in parte confluito in Grammatica giapponese grammatica essenziale di Mario Scalise e Atsuko Mizuguchi della Vallardi, 1995) preceduti da quelli che sono ancora a tutt’oggi gli unici due dizionari di kanji in lingua italiana (fatto poco noto), ovvero il Dizionario dei kanji volume I e Dizionario dei Kanji volume II di Guglielmo Scalise e Mario Scalise usciti a Milano nel 1962 e che, nonostante alcuni refusi tuttavia di poco conto, raccolgono un totale di circa 1900 kanji.
Insomma, tutto sommato di materiale ne e’ stato pubblicato piu’ di quello che ci si potrebbe aspettare.
Inoltre negli ultimi anni sono state edite alcune altre grammatiche.
Dunque perche’ parlare di dilemma nella scelta di un testo? Le grammatiche precedentemente menzionate erano pensate sostanzialmente per un insegnamento di tipo accademico. Ancora una ventina di anni fa la lingua giapponese in Italia era principalmente insegnata in pochi atenei e in una manciata di centri culturali. Ma in questi decenni la situazione e’ molto cambiata. Anche al di fuori delle universita’ i centri dove si insegna giapponese sono aumentati di numero ed anche l’interesse tra il pubblico per questa lingua. Purtroppo pare che questo punto sia stato dimenticato (o ignorato) da molti studiosi e linguisti. Cio’ spiega perche’ ancora nel 2006 sia uscito un libro come la Grammatica giapponese della Hoepli assai poco adatta a corsi con allievi di diversa eta’ e formazione culturale. Devo dire che l’annuncio della sua uscita mi aveva fato ben sperare ed ho consigliato il testo per due anni. Ma molti allievi si sono lamentati di non riuscire a comprendere le parti scritte in italiano (in effetti decisamente ostico!!!)… E questa mi pare una grossa pecca per una grammatica del ventunesimo secolo. Paragonata a Il cinese per gli italiani del medesimo editore che invece applica un maggiore principio di chiarezza, la delusione e’ stata cocente. Decisamente meglio Il corso di lingua giapponese della Hoepli, seppure si tratti sostanzialmente di libri per le esercitazioni.
Mi ha invece favorevolmente colpito la nuovissima Grammatica pratica di giapponese di Susanna Marino edita da Zanichelli. Estremamente schematica ed essenziale, fornisce pero’ in maniera semplice ed accessibile le chiavi delle strutture grammaticali. Non entrera’ nei particolari, ma senza dubbio credo offra un valido supporto a chi debba insegnare in classi con persone di varia provenienza.
E’ da notare come sia Il corso di lingua giapponese che la Grammatica pratica di giapponese si basino su un’originale edizione estera (per la prima il Japanese for College Students e per la seconda la tedesca Grammatik kurz & bündig Japanisch). Il che ci porta a considerare come una delle basilari differenze tra gli studi sulla lingua giapponese in Italia ed in altri paesi occidentali sia il fatto che altrove si e’ ben consci delle cresciute esigenze di un pubblico generico molto piu’ ampio di quello accademico dando vita a tutta una serie di pubblicazioni fruibili dal grande pubblico ed estremamente vivaci senza tuttavia essere pressapochiste o di scarsa qualita’, con l’ulteriore pregio di essere atte alle piu’ disparate esigenze di insegnamento e contribuire in questo modo attivamente alla diffusione a livello popolare della cultura nipponica.
Dic 05, 2008 @ 08:06:50
ATTENZIONE: POST POLEMICO. LO SCRIVENTE STIMA MOLTISSIMO LO YAMATOLOGO BLOGGER (e molti altri)…
Ed eccoci qui! I libri sul giappone e sul giapponese in italiano… per lo piu’ DELLE CAGATE PAZZESCHE (con voce alla fantozzi). La Yamatologia moderna italiana (dico dall’85 a oggi) non e’ stata in grado di produrre un testo di formazione CHE SIA UNO degno di questo nome… Il mio insegnante di giapponese dell’epoca, l’esimio Prof. Ciccarella Emanuele (persona che tra l’altro stimo immensamente) ancora nel 2000 diceva che il vetusto, ostico (e alquanto inutile) INTERMEDIATE JAPANESE (gia’ all’epoca disponibile solo in fotocopia da parecchi anni!) era tra i migliori del suo genere e ci sfidava a trovarne di piu’ adatti… A niente valeva il fatto che in quegli anni erano gia’ presenti in giro i vari MINNA NO NIHONGO e i JAPANESE FOR COLLEGE STUDENTS, sicuramente di utilizzo piu’ semplice e soprattutto IN-TE-GRA-TI. Lezioni di grammatica, ideogrammi e, se non ricordo male, anche di scrittura tutto insieme!!! E invece il proprietario del blog (anche lui persona degnissima di stima) se ne esce con rimembranze del caro YOKO KUBOTA… una vaccata impressionante. MA STUDIACI TU SU QUEL POLPETTONE (beh, suppongo che lo abbia fatto… la mia eterna ammirazione solo per questo “impressive feat”) Decine di euro (lire allora) buttati!. E ora… ora vedo che si continua a sfornare cazzate… NON C’E’ UNO YAMATOLOGO UNO che sia in grado di sfornare, anche a dispense, anche su un blog, una grammatica giapponese poco poco decente (per non dire letterature… ancora abbarbicati al Muccioli o al pessimo Keen, senza uno straccio di traduzione di inezie come l`HEIKE… e il Genji, cara prof, uscira postumo?) Tutti a presenziare a convegni o a tradurre per la Marsilio o per la Mondadori, ma gli studenti ingrassano il culazzo ad amazon.com, comprando le ottime BASIC e INTERMEDIATE grammar of Japanese. Oddio… non che la grammatica secondo me vada studiata piu` di tanto all`inizio… e` controproducente pensare quando si studia una lingua. E` molto piu` produttivo dire: E` COSI` E BASTA… l`approccio comunicativo paga (ma i professori vengono pagati lo stesso ahahahah!!! sono mr divertimento ora). Comunque siete finiti con sti cazzo di libri. Su internet ormai c`e` tutto… jgram.org vi seppellira` (e non venitemi a nominare la cazzata di “EH MA SERVONO FONTI RIGOROSE”… se le vostre fonti rigorose sono gente come Keene (quello che fa commenti discriminatori sulle lesbiche nei suoi libri) o Kubota, non mi resta altro che spernacchiarvi.
Dic 05, 2008 @ 10:40:45
Il tema e’ discusso, quindi mi aspettavo una sana polemica 😉
Comunque il mio e’ uno Yoko Kubota “modificato”. E chi l’ha visto sa il perche’. Considerato che gli ho aggiunto io quasi mezzo libro…
Ripeto, a me non dispiaceva perche’ era l’unico che dava qualche spunto in piu’ (si parla degli inizi degli anni ’90) quando internet non c’era ancora e non e’ che fosse molto facile recuperare testi. Mah, sara’ un ricordo affettivo della giovinezza, che ci vuoi fare…
Mai detto che fosse un libro ideale. D’altra parte era semplicemente un’elaborazione di alcuni appunti.
Se si passa ai testi inglesi ce ne sono diversi interessanti, ma quello e’ un altro mondo.
Per me basta che un testo sia valido, poi lo puo’ scrivere chiunque.
Dic 05, 2008 @ 11:02:32
Mi intrometto da anglofilo e da dilettante.
Riguardo alla grammatica ho un atteggiamento ambivalente – senza non si và da nessuna parte, ma farsene ossessionare può essere male.
Ricordo una mia studentessa (una ragazza russa alla quale insegnavo italiano) che si era imparata a memoria la nostra grammatica – a riguardo ne sapeva decisamente più di mé, ma la cosa in effetti la ostacolava dal parlare la lingua o semplicemente nel leggere il giornale.
Premesso ciò, concordo sul fatto che gli anglosassoni sono in grado di mettere giù – in qualsiasi campo – dei libri maledettamente più efficienti nel trasferire le informazioni dalla pagina al cervello del lettore.
O magari, si limitano a incaricare un indigeno di scrivere il libro in questione.
È vero, imparare una seconda lingua passando per una terza è quasi ridicolo – ma se le alternative sono scarse o altrimenti impraticabili (quanto costa la nuova grammatica Zanichelli?)…
Ribadisco in questa sede la mia simpatia per il vecchio (fa vent’anni quest’anno) A Student’s Guide to Japanese Grammar di Naomi McGloin. 150 pagine stringate, che si leggono senza troppa fatica.
Ed il già citato (sul mio blog) Making Sense of Japanese di Jay Rubin.
Dic 05, 2008 @ 12:47:21
Massimo grazie per non esserti arrabbiato. Che il tuo sia un Kubota biturbo, con scarichi modificati, le alette laterali e tante luci intermittenti mi fa piacere… però per noi comuni mortali dell’epoca (si parla della fine dei ’90 senpai… non posso credere che siano passati già 10 anni!!!) era una versione standard tostissima! Decisi allora di lasciare perdere la grammatica e concentrarmi sulla memorizzazione… con risultati disastrosi, visto che mancavo totalmente di metodo… (e per carità, non è che ora sia molto meglio). Semplicemente volevo esprimere il mio vivissimo disappunto del fatto che a fronte di un florilegio di guru (o gente che si comporta da tale) quali Calvetti, Amitrano, Boscaro etc… non siamo stati ancora a scrivere un fetentissimo libro di grammatica o di letteratura in ITALIANO! Ancora nel 2008 si studia su testi IN INGLESE. CHE VERGOGNA!!! CHE VERGOGNA!!!
Dic 06, 2008 @ 00:12:23
> Davide
la grammatica e’ indubbiamente utile, basta poi non esagerare.
Studiando una lingua con caratteristiche diverse da quelle cui solitamente si e’ abituati, fare un po’ di grammatica base e’ sicuramente necessario (visto poi che se non si abita in citta’ turistiche le possibilita’ di fare conversazione in giapponese sono spesso limitate).
Il libro della Zanichelli costa 23,80 euro.
In inglese ci sono un mucchio di volumi interessanti come i due ottimi A dictionary of basic Japanese Grammar e A dictionary of intermediate Japanese grammar di Makino editi da The Japan Times.
Il problema e’ che mentre all’universita’ gli studenti sono gioco forza costretti a studiare sui libri che vuole il docente (indipendentemente dalla lingua in cui siano scritti) oppure il singolo puo’ decidere di utilizzare volumi in inglese, negli altri tipi di corsi e’ praticamente impossibile proporre un testo in inglese. Non tutti sanno l’inglese e’ immancabilmente viene richiesto un testo di riferimento in italiano. Ed e’ li’ che il gioco si fa difficile…
>Esiliato
Figurati. Mica bisogna sempre avere le stesse idee, ci mancherebbe altro.
Concordo. D’altronde non sono mai stato un sostenitore di come vengono portati avanti gli studi accademici sul Giappone in Italia.
Abbiamo avuto in passato un certo numero di grandi orientalisti, ma purtroppo molto poco interessati allo sviluppo degli studi di linguistica straniera. Non abbiamo avuto nessun personaggio del calibro di Nelson o Martin. Questo lo si vede, ancor piu’ che dalla penosa mancanza di grammatiche di alto livello, da quello dell’assenza completa di buoni dizionari. Alla fine, tocca fare affidamento sui due dizionari della Shogakukan stampati dai giapponesi.
La famiglia Scalise e’ stata l’unica a cercare di portare avanti il discorso (e non ha caso una delle prime grammatiche e il dizionario dei kanji li hanno pubblicati loro), ma poi il nulla. Dizionari di kanji dal 1962 ad oggi non ne e’ stato pubblicato uno…
Resto dell’idea che il livello degli studi italiani sul Giappone sia nettamente inferiore a quello di altri paesi. Le cause sono molteplici. In parte credo sia dovuto all’incapacita’ di comunicare tra i vari gruppi (la classica fazziosita’). Poi certo qualcuno gioca a fare il guru. Insomma ci si fa belli nel proprio stagno, ma il mare e’ un’altra cosa…
Che gente in gamba ci sia ne sono assolutamente convinto. Ma si tratta come sempre nella realta’ italiana in genere di individui tenuti ai margini o che agiscono in maniera totalmente indipendente.
Dic 09, 2008 @ 11:27:38
e “il giapponese a fumetti” l’hai visto? che ne pensi? io credo che per l’autodidassi possa andare. devo ancora vedere il libro degli esercizi, ma la parte di teoria mi pare dignitosa.
Dic 09, 2008 @ 12:27:15
Anche quello mi pare arrivi da edizioni estere. In effetti, credo ce ne siano piu’ di uno e di diverse case editrici.
Sono interessanti e possono essere utili. Pero’ bisogna utilizzarli con un po’ di attenzione. In genere nei fumetti giapponesi compaiono numerose forme del giapponese parlato (con spesso uso di slang e dialetti). Quindi sarebbe bene usarli insieme ad una grammatica di giapponese standard. Se no magari si finisce senza accorgersene per parlare come il corrispettivo di un borgataro romano… 😉
Dic 09, 2008 @ 21:26:06
Il problema con i fumettiè che normalmente sono più difficili di un testo in prosa.
La maggior parte delle persone se ne scorda perché li considera “roba da bambini” – ma, a parte le forme idiomatiche citate da Massimo, c’è la questione di
. onomatopee
. frasi ed espressioni tronche (“acc..!”, “Cosa diav…?!”)
. sospensioni ed ellissi.
È facile che si finisca col non capire estesi brani.
Male.
Quindi, è bene che i fumetti proposti siano scelti ad hoc da qualcuno in gamba.
Mangajin, ai vecchi tempi, se la cavava perché presentava solo un paio di tavole specifiche, utilizzandole per illustrare uno specifico aspetto della grammatica.
Tra l’altro, di Mangajin esistono due raccolte decisamente valide (anche se un po’ costose).
Dic 10, 2008 @ 13:37:54
Comunque per inziziare un corso nuovo secondo me e’ molto meglio
la serie dei libri della Japan Times “Genki”, sono in inglese ma fatti molto bene
dialogi, cd, kanji, esercizi, ecc tutto integrato per bene!
Per una partenza piu’ shoccante for un Minna de nihongo e’ ancora meglio!
I testi in italiano che non conosco anche se fossero fatti bene alla fine non fanno concentrare sul giapponese ma si legge solo l’italiano.
Cosi come un testo perfetto dovrebbe evitare il furigana per i kanji gia’ conosciuti, ma l’insegnante dovrebbe far fare esercizi per i kanji.
Dic 12, 2008 @ 12:27:05
>Davide
E’ verissimo. I manga giapponesi inoltre presentano la particolarita’ di riprendere le parlate del settore della societa’ di cui si occupano. Quindi occorre selezionare bene i testi nel caso li si voglia usare per insegnare la grammatica.
>Alessandro
I testi italiani non partono quasi mai dall’idea di concentrarsi sull’apprendimento della lingua giapponese. Sembrano quasi un esercizio stilistico degli autori dei medesimi.
Questo credo sia dovuto al diverso approccio sul concetto, molto piu’ aperto, di insegnamento delle lingue che hanno inglesi, francesi o tedeschi.
Dic 12, 2008 @ 15:55:51
@ Davide
“Il problema con i fumetti è che normalmente sono più difficili di un testo in prosa.
La maggior parte delle persone se ne scorda perché li considera “roba da bambini” – ma, a parte le forme idiomatiche citate da Massimo, c’è la questione di
. onomatopee
. frasi ed espressioni tronche (”acc..!”, “Cosa diav…?!”)
. sospensioni ed ellissi.”
Parole sante. Da traduttrice di manga, fa piacere sapere che qualcuno se ne rende conto… 😉
Sulla questione testi per l’apprendimento magari ci torno su un’altra volta, che ora sono un po’ di fretta…
Dic 12, 2008 @ 17:43:26
Will Eisner e Scott Mcloud non sono vissuti invano.
Ho spesso incontrato persone che avevano tentato di imparare l’inglese prendedosi una pila di vecchi SpiderMan o che altro solo per restarne completamente disorientati.
Ed avendo sceneggiato – una volta sola – un fumetto, ho una idea abbastanza definita di quali siano le difficoltà.
[ps – inuile chiedere il titolo – il disegnatore lesse la sceneggiatura e fuggì urlando…]
Dic 13, 2008 @ 11:49:33
>Stefy
tradurre i manga bene richiede indubbiamente delle capacita’. Ed ha delle difficolta’ proprie ancora differenti da quelle dei testi letterari.
>Davide
l’hai sconvolto, povero disegnatore 🙂
Comunque e’ vero, la sceneggiatura di un fumetto richiede un differente tipo di approccio rispetto, per dire, ai racconti. Massimo rispetto anche qui per l’Asamatsu-san!
Dic 13, 2008 @ 17:26:14
Nefastamente influenzato da Brian Talbot (e in misura minore da Benoit Peeters), oltre al racconto originale ed alla sceneggiatura fornii al poverello anche una dettagliata descrizione, vignetta per vignetta di cosa volevo che si vedesse, e con quale inquadratura.
Quello veniva dalla scuola Marvel – dove i disegnatori disegnano sulla base di tre pagine di riassunto e poi gli autori riempiono i fumetti col dialogo – e c’è rimasto di sale.
Ma… e la libertà interpretativa dell’artista?
Ma che libertà interpretativa dei miei stivali… schiocco di frusta… torna a lavorare!”
Diciamo che il progetto deragliò per Divergenze Artistiche
Dic 13, 2008 @ 20:13:30
Le nefaste influenze che alcuni esercitano su di noi…
Pero’ anche tu sei spietato!
Dic 17, 2008 @ 10:33:24
Ma perché Keene deve essere tanto spernacchiato? Solo perché discrimina gli/le omosessuali? Ahò, e cchissenefrega! Dov’è scritto che la critica — e la storia — letteraria debba essere necessariamente ‘politically correct’? E poi, se parliamo di validi manuali di storia letteraria nipponica, c’è pur sempre il Kato Shuichi, da pochissimo passato a miglior vita (ovvero già reincarnatosi in qualcuno che, col passar degli anni, potrà studiare sul testo da lui stesso scritto nel corso dell’esistenza appena conclusasi, e magari provvederlo di paralipomeni… )
Dic 17, 2008 @ 10:50:17
Ciao Tippo,
Pero’ il tema qui sono le grammatiche. Quello dei manuali di storia letteraria giapponesi e’ un altro argomento.
Su Kato Shuichi ho scritto un post subito dopo questo.
Dic 17, 2008 @ 14:52:17
Ciao Maz… ah sì è vero… ma son stato tratto in inganno da quanto si blaterava a proposito di Keene… non credo che sia la sua grammatica (che ovviamente non ho letto) ad abbondare di sciovinistiche espressioni di dileggio nei confronti delle lesbiche, come pareva affermare lo scrivente di qualche commento fa…
Gen 06, 2009 @ 21:26:27
Sinceramente non ho ben capito cosa ci sia di così difficile nella grammatica della hoepli… cosa intendi per l’italiano? Se intendi che per uno che inizia da zero è ostico cacchio… sarebbe anormale il contrario… la grammatica deve essere usata almeno dopo un corso base di lingua… allora tutto quello che si legge ha un senso.
Se poi non sia adatto come testo accademico questo io non lo so… so solo che se mi ci sono trovato bene io da autodidatta (e non mi ritengo un genio) probabilmente non è così male…
Non sarà la grammatica migliore ma fa il meglio che si possa fare in 350 pagine… avesse avuto 2-3 volumi per sviscerare tutti gli argomenti sarebbe stato meglio certo… ma da quì a dire che è deludente ce ne passa.
A favore di cosa poi? del Grammatik kurz & bündig Japanisch??? bah…
A parte questo grazie per la segnalazione dei 2 Dizionario dei kanji… credo però sia ormai irreperibili.
Gen 06, 2009 @ 21:45:16
Ciao Alex,
il punto e’ proprio questo. Che a te piace e ti ci trovi bene. Allo stesso modo io ho apprezzato la grammatica di Yoko Kubota. E cio’ va benissimo.
Ma quando il testo viene utilizzato per piu’ persone e mi sento dire dal 90% degli allievi (in diverse scuole e da persone di cultura medio alta, molti dei quali conoscono piu’ lingue) che hanno difficolta’ a comprendere le spiegazioni di un libro, allora evidentemente qualche problema esiste. Non posso ignorarlo semplicemente dicendo alla gente che sono cavoli loro…
Bisogna anche tenere conto che, trattandosi di persone che lavorano facendo un orario da ufficio, spesso non hanno i tempi che puo’ permettersi uno studente. Io non parlo di una sua applicazione in ambito accademico dove magari il professore puo’ dire “arrangiativi, sono problemi vostri”, ma in corsi di lingua accessibili da tutti.
La grammatica della Zanichelli, obbiettivamente, si e’ rivelata piu’ efficiente.
Per quanto riguarda i due dizionari dei kanji, puo’ essere che al Centro Gugliemo Scalise di Milano ne abbiano ancora delle copie.
Gen 07, 2009 @ 08:13:57
Su questo specifico punto sono daccordo… certamente se lo fai leggere a qualcuno che si affaccia per la prima volta alla lingua giapponese e che per di più non è uno studente di “professione” troverà molte difficoltà con i termini e le spiegazioni tecniche.
Detto questo però ben vengano questi libri… in italiano, in qualsiasi materia di studio (informatica, lingue straniere, scienze, ecc.), le letture scarseggiano e ci rifilano sempre le traduzioni di quei testi che hanno avuto più successo nel mondo ma che tecnicamente e didatticamente sono qualcosa di osceno…
Cioè, voglio dire… ci lamentiamo del fatto che in italiano le letture scarseggiano e poi, una volta che esce un libro decente, diciamo che è troppo difficile?
Secondo me più libri escono e meglio è… perchè così si avrebbe la possibilità di scegliere secondo le proprie esigenze. Ma dubito che questo avverrò mai…
ps. Secondo me dovresti rivalutare il corso hoepli in 3 volumi per i tuoi allievi (tengo a precisare che non sono pagato per fare pubblicità e non lavoro presso hoepli XD ).
Non è vero che è fondamentalmente un eserciziario… adotta solo un metodo diverso. Ti obbliga a prendere una posizione attiva nell’apprendimento sin dalla prima lezione… secondo me è fondamentale questo aspetto. In più c’è grammatica a volontà e spiegata in maniera semplice.
Io partendo da zero, usando questo corso, in 6 mesi ho dato il jlpt3… non l’ho passato perchè quel giorno è stato allucinante (dopo 8 ore di treno ho dovuto fare 2,5 km correndo, non avendo nemmeno la possibilità di bere o mangiare.. durante l’esame ho rischiato di svenire… XD ). Comunque nei 17 test degli anni passati che avevo provato a svolgere ne avevo superati 12…
Gen 11, 2009 @ 00:37:07
Tutto e’ utile.
Pero’ sarebbe bello si riuscissero a produrre testi di buon livello interamente concepiti in Italia.
Sarebbe una buona dimostrazione di una certa maturita’ raggiunta in questo campo di studio.
Il corso Hoepli lo adopero in una mia classe e funziona bene. Pero’ e’ difficile considerarlo una grammatica.
Se sai l’inglese, per i vari livelli del JLP ti consiglio i 実力アップ!日本語能力試験 che sono decisamente validi per superare l’esame e permettono al contempo di arricchire la conoscenza della grammatica e del lessico.
http://www.unicom-lra.co.jp/ja/ja_e.html#ja_e
Molto buoni sono poi i dizionari grammaticali di Makino.
http://www.amazon.co.jp/Dictionary-Basic-Japanese-Grammar-%E6%97%A5%E6%9C%AC%E8%AA%9E%E5%9F%BA%E6%9C%AC%E6%96%87%E6%B3%95%E8%BE%9E%E5%85%B8/dp/4789004546/ref=pd_sim_b_2
Tre volumi da 600 pagine con tabelle schematiche ed esempi che illustrano le varie forme grammaticali a partire da quelle basilari fino ad arrivare alle piu’ complesse.
Gen 11, 2009 @ 08:39:52
I libri unicom sono ottimi ma, essendo ormai parecchi anni che il jlpt si svolge, è più conveniente (proprio economicamente parlando) allenarsi raccogliendo il materiale sui siti specializzati e svolgendo gli esami degli anni precedenti.
Guarda, il corso hoepli contiene molta più grammatica di quella richiesta al jlpt3… che non è poca (mancano giusto un paio di costrutti di minore importanza che si possono imparare in 5 minuti leggendo qualche info sulla rete).
C’è tutta la grammatica di base quindi è praticamente la stessa che si trova su “Grammatica pratica di giapponese” o sui 3 volumi di “japanese in mangaland”.
I 3 dizionari sulla grammatica “A Dictionary of XXX Japanese Grammar” sono una tra le migliori opere sulla grammatica giapponese. Avevo i primi 2 volumi ed ho preso anche il terzo qualche mese fa… sono qualcosa di eccezionale. Non dovrebbero mai mancare (sopratutto l’intermediate e l’advanced) a chiunque voglia imparare il giapponese seriamente.
Gen 11, 2009 @ 11:19:15
Beh, ormai in rete si trova di tutto.
Bisogna adesso vedere quest’anno, o quello dopo ancora, che il JLP dovrebbe
cambiare come si mischiano le carte.
Ripeto, io non considero’ tecnicamente il corso Hopeli una grammatica vera e propria (oltretutto e’ piu’ orientato verso le forme parlate, come in genere accade con i testi americani). Comunque e’ innegabile che spieghi le regole base.
Gen 11, 2009 @ 12:28:42
No, per carità, non intendevo dire che il corso hoepli è una grammatica.
Dico che c’è anche parecchia grammatica e spiegata in maniera semplice… come in altri corsi.
La differenza fondamentale che ho riscontrato tra japanese for college students (basta pubblicità a hoepli XD ) ed altri corsi sta nell’approccio. Detto in 2 parole, è un corso “meno parole e più fatti”.
Per svolgere per bene gli esercizi di JFCS bisogna assumere un atteggiamento davvero attivo… alla fine di ogni lezione non solo si ha l’impressione di aver capito certi meccaniscmi ma si avrà la consapevolezza di saperli usare. Poi niente è lasciato al caso… lo studio dei kanji avviene in maniera logica (lezione per lezione) e le parti audio aiutano parecchio nella pronuncia e ad allenare l’orecchio alla comprensione.
Certo, non è l’unico corso ad assumere questo approccio (vedi i vari minna no nihongo, genki, ecc) ma per il momento è l’unico in italiano…
Però, effettivamente, mi rendo conto che un approccio di questa portata richiede un impegno non indifferente e, da quello che hai spiegato nei vari post, il tuo caso è particolarmente delicato avendo a che fare con persone di diversa formazione culturale. Ti creerebbe parecchi problemi…
Io naturalmente parlo per quella parte di persone che ha deciso di dedicare una parte importante del proprio tempo allo studio del giapponese…
Ad esempio, tempo fa ebbi occasione di sfogliare il corso “giapponese a fumetti”… come tutti all’inizio sono rimasto sorpreso dal fatto che, nonostante il nome non proprio promettente, il corso non era affatto male… però dopo 6-7 capitoli purtroppo ho dovuto smettere la lettura perchè incominciava ad innervosirmi il fatto di dover sospendere la parte didattica per leggere 2 pagine di digressione sullo shinkansen… questo può andare bene appunto per chi prende la cosa alla leggera ma a me dava un fastidio terribile XD.
Per il jlpt, credo ci sia solo uno scorporamento del secondo livello in un altro intermedio… almeno questo è quello che si sente dire in giro.
Gen 13, 2009 @ 01:17:54
Il secondo e primo livello del JLP dovrebbero rimanere uguali e dovrebbe essere inserito solo un livello intermedio tra il terzo e il secondo visto che molti di coloro che hanno sostenuto l’esame lamentano, a ragione, troppa differenza di difficolta’ tra i due. Poi bisogna sempre vedere se all’ultimo non decidono di cambiare qualcos’altro…
Ago 25, 2009 @ 11:32:52
Caspita! Adesso sono più confuso di prima!
Ho comprato “Corso di lingua giapponese” e “Grammatica giapponese” della Hoepli. Non gli ho ancora letti, ma pensavo che le cose vossero spiegate bene. Avevo comprato “Il giapponese senza sforzo” della Assimil e l’ho trovato molto deludente: spiega le cose sparse e non voglio imparare il giapponese solo per sapermi presentare.
Vorrei comprare “Japanese for young people” della Kodansha. Ho letto alcune pagine e sembra spiegato bene. Ho letto anche alcune pagine di “Japanese for busy people”, ma penso che per una persona che non conosce la lingua sia troppo impegnativo già dalle prime pagine, perciò potrei studiare con i libri “Japanese for young people” e dopo approfondire con i libri “Japanese for busy people”. Inoltre prima di leggere questi penso che sia più utile imparare lo hiragana e il katakana. Ho trovato “Japanese for young people: kana workbook” e mi sembra spiegato bene, però non so se comprare questo o “Kodansha’s hiragana workbook” e “Kodansha’s katakana workbook” della Kodansha (ovviamente). Nel libro “Kodansha’s katakana workbook”, putroppo (per me), il katakana è spiegato con i caratteri sparsi in modo che gli inglesi possano già scrivere con la prima lezione alcune parole. Tutto questo lo trovo stupido: vorrei imparare il giapponese “normalmente”, avendo le lezioni e le spiegazioni fatte in ordine, come se andassi a scuola.
Lo stersso problema c’è per i kanji. Non capisco perchè non trovo un libro che spieghi i kanji come vengono imparati a scuola, cioè nel libro “Japanese for young people II: kanji workbook”, sono spiegati i kanji: i primi dodici (mi sembra) sono nell’ordine giusto, dopo viene spiegato un kanji che i giapponesi imparano nel secondo anno di scuola elementare. Perchè? Boh! E’ sicuramente una cosa maniacale mia, ma se i kanji (che comunque sono complicati) venissero spiegati come “devono essere spiegati” sarebbe meglio (per me)!
Un’altro problema è quello dell’ordine dei segni, cioè proprio in questo libro viene spiegato come scrivere i kanji, ma i tratti non hanno le freccie (una riga verticale, e dopo una riga orizzontale sopra la riga verticale, e dopo un’altra sotto, ecc…). Capisco che una persona ci può anche arrivare da sola, ma ho notato che alcuni tratti non si scrivono come penso io, per esempio: vorrei scrivere il tratto da sinistra verso destra, ma sarebbe più “corretto” scriverlo da destra verso sinistra”. Ma la cosa più strana è che nel libro “Japanese for busy people” della “stessa casa editrice (Kodansha), la scrittura dei kanji viene spiegata con le freccie. E di nuovo torno a non capire, cosa ci vuole a fare un libro che spieghi tutto. Non voglio usare internet! Mi accontenterò, ma se devo comprare cento libri per impare il giapponese, che scatole!
A parte pensare che sono matto cosa ne pensate?
Mi potete consigliare un libro per precisini?
Grazie!
La mia posta è: i.bigioli@alice.it
Ago 26, 2009 @ 19:32:42
Ciao Fabio,
guarda, sinceramente non esiste un libro unico in cui sia scritto veramente tutto. Il corso di lingua giapponese Hoepli secondo me e’ abbastanza ben fatto e puoi usarlo tranquillamente per iniziare il tuo studio. Anche i Japanese for busy people vanno bene. Oltretutto sono stati rinnovati di recente.
Il grosso problema non sono i testi per iniziare. Quelli che riportano i concetti base sono numerosi. Piuttosto e’ poi trovare qualcosa che ti fornisca le chiavi per le espressioni piu’ articolate e complesse. A reference grammar of Japanese e’ un buon volume, anche se un po’ datato. Ma difficile usarlo per imparare il giapponese. D’altronde e’ una grammatica di riferimento.
Da questo punto di vista, i tre volumi di Makino (1, 2, 3) sono tra i volumi migliori che puoi trovare. Credo ti possano essere parecchio utili. L’ultimo e’ uscito solo nel 2008.
Per quanto riguarda il discorso kanji, il modo in cui li insegnano in Giappone e all’estero e’, inevitabilmente, diverso. Se non ti piace il sistema occidentale, allora nulla ti vieta di comprare dei dizionari per i kanji per bambini giapponesi tipo questo che ha i primi 1005 kanji dei sei anni delle elementari. Se studi abbastanza bene hiragaka e katakana non dovresti avere problemi a leggere le letture onyomi e kunyomi. Anche se magari avrai qualche difficolta’ a capire le spiegazioni.
Ago 28, 2009 @ 09:21:32
GRAZIE! Soprattutto per il secondo collegamento, ho trovato anche i libri con le origini dei kanji, ma che bello!
Ago 28, 2009 @ 09:56:16
Figurati.
Ago 28, 2009 @ 19:52:06
Avrei un’altra domanda: dove posso comprare i libri della Kaisei-sha? A parte Amazon.
Grazie!
Ago 28, 2009 @ 20:28:25
Uno dei pochi dove puoi provare a chiederlo in Italia credo sia la libreria Mangetsu.
Ott 30, 2009 @ 11:44:15
Ciao!! che fortuna trovare questo sito! Io sono al primo anno di lingue all Orientale di Napoli e studio inglese e giapponese, anche io ho difficoltà con i libri di grammatica, il nostro professore ci ha fatto comprare il libro Japanese for collage students (mi pare il titolo è in giapponese) che lui e altri hanno tradotto in italiano, il Minna No Nihongo che però è completamente in giapponese e per gli esercizi il libro Kana Master che però è solo per la scrittura di hiragana e katakana. Ho letto il post ma sono piu confusa di prima, vorrei comprare un altro libro di grammatica, magari una cosa più pratica dove sono riassunte tutte le regole di base, e poi mi servirebbe anche qualcosa per studiare i kanji (anche in inglese), ho letto che hai consigliato un dizionario di kanji ma il sito è tutto in giapponese e non ci capisco niente! Qualcosa che però posso comprare in libreria o al massimo su internt però su qualche sito italiano!! insomma ho bisogno di un aiuto!! grazie mille in anticipo!
Nov 01, 2009 @ 02:08:45
Ciao, Lucia.
La grammatica della Zanichelli riassume le regole base ed e’ un libro abbastanza sottile di poco ingombro. Non e’ perfetto, ma puo’ risultare molto utile come testo per un rapido riferimento. Dagli magari un’occhiata. Lo puoi trovare facilmente nelle librerie.
Per gli ideogrammi, KANJI & KANA va molto bene per studiare i kanji. Lo puoi comprare via internet tramite Libreria Rizzoli.
http://libreriarizzoli.corriere.it/libro/hadamitzky_w_spahn_m-kanji__kana.aspx?ean=9780804820776
Nov 19, 2009 @ 21:53:47
Ciao, Massimo!
Ho comprato i libri dei kanji in giapponese. Sono il libri del primo anno di scuola elementare e la mia amica di Tokyo mi ha scritto che era quello che usava anche lei.
C’è un negozio di libri a Firenze di una signora giapponese. Ci sono tutti i libri disponibili in Giappone. I libri dei kanji me gli ha fatti arrivare dal Giappone e mi gli ha spediti qui a Brescia. Non costa molto.
Ecco le informazioni:
Tel: 03-3262-1656
Fax: 03-3234-6469
e-mail: info@italiashobo.co.jp
Indirizzo web: http://www.italiashobo.com
AIUTO!
Non ho il genkoyoushi. Alla scuola elementare si impara a scrivere le lettere dell’alfabeto nel quaderno a righe. Ho comprato un quaderno a quadretti delle elementari per scrivere i kanji. Quanti quadretti devo usare per ogniuno? Ho pensato di usarne quattro in tutto.
Nov 20, 2009 @ 03:38:39
Puoi fare benissimo a meno dei genko yoshi. Basta un normale quaderno a quadretti.
Tieni conto che un riquadro deve poter contenere sia hiragana, che katakana che kanji. Quindi se i quadretti sono troppo piccoli, nel caso di caratteri dai tratti numerosi rischi che il kanji sembri solo una macchia… Quattro quadretti piccoli per ogni singolo carattere dovrebbero andare bene per iniziare (a diminuire si fa sempre in tempo!).
Nov 27, 2011 @ 18:44:59
So che il post di anni e anni fa, ma non posso non commentare…
Ho studiato da autodidatta… e prima di prendermi sberleffi specifico che, poste alcune dovute condizioni, è meglio che studiare all’università (difatti ho poi dato gli esami alla mia università – con Susanna Marino come prof, detto per inciso – passandoli con estrema facilità).
Non condivido il parere dei suoi studenti sulla grammatica hoepli …sicuri non debbano dedicarsi un altro po’ all’italiano prima di provare col giapponese? “Schematismo”, semplicità d’esposizione, completezza (per quello che è il suo scopo, ovvio) e gran numero d’esempi sono i punti forte di quella grammatica.
Tono polemico a parte, vi segnalo che nel frattempo è uscita una grammatica ottima a mio parere, il Grammar textbook di Wako Tawa. E’ un corso E una grammatica, cui riconosco alcuni enormi pregi: è molto più completa di tanti altri testi, con esempi che coprono, anzi esplorano meglio le varie “situazioni possibili” (basti prendere ad esempio l’uso del classificatore, che sugli altri testi non è mai presentato come sarebbe bene fare… ed i pochi accenni dell’hoepli – negli esempi, ma senza spiegazione a corredo – sembrano solo dei refusi). Altri pro stanno nell’approccio ricco d’espressioni tipiche della lingua parlata (colloquiale e più formale), ma soprattutto nell’esposizione di ampio respiro completa e, cosa da non sottovalutare, corretta. Sono stufo di correggere studenti che credono che “boku” sia un pronome per bambini e ragazzi (credevo di dover incolpare corsi online e insegnanti, ma ho 4-5 testi a casa che riportano quest’idea strampalata).
Ha dei contro: non mi piace la tendenza a inventare termini grammaticali ad esempio “suki” sarebbe “semi-transitivo”)… certo, non è l’unico testo a comportarsi così. Inoltre è un testo “massiccio” e di non facile consultazione (non è certo una tragedia, una volta che ci si è fatta l’abitudine, ma poteva essere fatto molto meglio). In quest’ottica possedere anche un dizionario grammaticale sarebbe un’ottima cosa… ma è un discorso sempre valido, non certo legato alle pecche di questo testo.
Ad ogni modo, specie se si considerano l’eserciziario e il writing-book per i kanji, è nel complesso il libro più serio e completo che abbia avuto per le mani e vale la pena considerarlo.
Saluti (^_^)/°”
Nov 28, 2011 @ 20:51:18
Salve,
la grammatica Hoepli, sinceramente, non piace neppure a me. Se poi, una percentuale molto alta di studenti di vario livello d’istruzione (includendo quindi anche persone dal profilo di studio molto alto) mi dice che ha difficolta ‘ a capire le spiegazioni in italiano, qualche problema evidentemente c’e’. Poi, singolarmente, capisco anche che possa piacere. Io mi sono trovato bene con la Kubota, certo “modificandola”, anche se so benissimo che suscita orrore nei piu’ ^^
Grazie della segnalazione del volume. Provero’ a darci un’occhiata, sembra ben fatta.
Giu 05, 2016 @ 22:01:10
Veramente incredibili alcuni commenti … Massimo è invece molto competente ed equilibrato. Oggi esiste anche una buona grammatica della Matilde Mastrangelo. La Kubota è una discreta grammatica che prevede un lavoro “collaterale”, come avviene quasi sempre in ambito universitario, per personalizzarla a dovere. Non c’è testo che uno studente non debba personalizzare, dato che ognuno sviluppa un proprio metodo di studio. Una grammatica come la Mastrangelo è molto dettagliata, ma anche lì trovi studenti che si lamentano perché è troppo dettagliata (eh già!). Non mi piacciono le persone che offendono millantando stima, ma non spetta a me giudicare. Buoni testi ce ne sono per lo studio del giapponese. Quelli giapponesi sono tanti e molti sono eccezionali (e spaventosi!). Ho una fidanzata giapponese e posso assicurarvi che certi libri delle scuole elementari giapponesi manderebbero in tilt anche un valido universitario italiano.