Contrariamente a quanto annunciato nel precedente post, la casa editrice CS_libri continuera’ ad esistere e i suoi volumi come ALIA, Fata Morgana e Foglie multicolori saranno ancora disponibili fino ad esaurimento nelle varie librerie on-line quali IBS.it. Non saranno invece piu’ acquistabili direttamente nella libreria CS_libri in quanto e’ quest’ultima ad avere cessato, purtroppo, l’attivita’.
Rettifica
marzo 17, 2012
anime, Art, Books, China, Comic, Considerations, Critic, England, fantasy, horror, Illustration, Italy, Japan, Media, mystery, noir, Poland, SF, Singapore, Spain, USA/UK ALIA, CS_libri, Fata Morgana, Foglie multicolori, IBS.it Lascia un commento
Quando sbocciano i fiori
dicembre 20, 2011
anime, Considerations, Critic, Japan Ano hi mita hana no namae o boku-tachi wa mada shiranai, Hanasaku iroha, Kami-sama no memocho, Kishida Mel, Madoka Magika, nakai, Omohide poro poro, P.A. Works, Sora no woto, Sugii Hikaru 2 commenti
Bisogna nuovamente constatare come, recentemente, le migliori prove dell’animazione seriale giapponese si ritrovino in opere originali piuttosto che in quelle basate su manga o light novels. Quest’ultime, in particolare, risentono forse troppo della necessita’ di attenersi ad una trama ed una storia ben definite, imbrigliando quindi le possibilita’ dei registi e degli sceneggiatori. Certo poi esistono brillanti serie come K-On! dove Yoshida Reiko e’ riuscita a fare un eccellente lavoro di sceneggiatura, tuttavia e’ piuttosto in lavori come Madoka Magika e Ano hi mita hana no namae o boku-tachi wa mada shiranai che gli staff tecnici sono in grado di fornire le prove migliori e piu’ convincenti riuscendo ad esprimersi con la massima liberta’.
Hanasaku iroha (I fondamentali della fioritura dei fiori, 26 episodi) prodotta dalla P.A. Works ha destato molto interesse tra gli stessi animatori giapponesi. Su twitter, nel periodo della sua messa in onda, era possibile leggere i commenti ammirati degli animatori e degli staff delle altre case di produzioni. Quello che colpiva in questo anime era la qualita’ di ogni singolo elemento, dalla sceneggiatura alla fluidita’ dei movimenti dei personaggi, agli sfondi eccezionalmente curati (treni rappresentati alla perfezione!) e all’ottima colorazione. Riuscire a ottenere il massimo da ciascun campo e’ stato per tutti oggetto di stupore. Ogni singolo episodio e’ allo stesso livello di una produzione cinematografica. Molto ben delineato pure il character design affidato al bravo Kishida Mel, lo stesso illustratore che aveva gia’ curato Sora no woto e che si e’ anche occupato delle illustrazioni della light novel Kami-sama no memocho di Sugii Hikaru.
Opera prima della P.A. Works come lavoro totalmente originale, Hanasaku iroha segue le vicende della giovane Ohana che si ritrova catapultata dalla metropoli di Tokyo in una fittizia cittadina della campagna della prefettura di Ishikawa (in questo spostamento dell’ambientazione a un area periferica troviamo una similitudine con Ano hi mita hana no namae o boku-tachi wa mada shiranai, con cui condivide anche la narrazione di alcuni argomenti del periodo dell’adolescenza, nella ricerca di quel tema sull’origine contadina tanto caro ai giapponesi osservabile anche in un lungometraggio come Omohide poro poro dello Studio Ghibli) a lavorare in qualita’ di nakai nel ryokan della ferrea nonna Shijima Sui. L’irruenta e vulcanica Ohana fa cosi’ amicizia con la scontrosa Minko e con la timida e prosperosa Nako. I personaggi sono tutti definiti con cura, come il divertente scrittore fallito Jiromaru Taro, Matsumae Satsuki, la volitiva ma capricciosa madre di Ohana o la simpatica Tomoe. Davvero impossibile elencarli tutti. Gli episodi seguono le vicende dell’eroina adolescente nello scoprire il significato dell’amicizia, dell’amore e nelle ricerca di uno scopo nella vita, focalizzandosi anche sulle storie degli altri personaggi secondari e delineando nell’insieme un brillante spaccato della vita rurale giapponese facendo percio’ di questa serie un piccolo gioiello e una dimostrazione di quali vette l’animazione nipponica sia oggi in grado di raggiungere quando puo’ lavorare su un buon soggetto e lasciare da parte gli ormai spesso troppo ingombranti elementi “moe”.
Dai detriti dello spazio alla furia vichinga
settembre 2, 2011
anime, Books, Comic, Considerations, Critic, Italy, Japan, manga, Science, SF DS-12, fantascienza, JAXA, Miyazaki Hayao, Nausicaa della valle del vento, Ogura Shinya, Planetes, Premio Seiun, Sacred Seven, Toy Box, Vinland saga, Yukimura Makoto 4 commenti
Yukimura Makoto e’ uno dei mangaka piu’ interessanti tra quelli delle ultime generazioni (intendendo qui particolarmente quegli autori che hanno oggi tra i trenta e i quarant’anni). Lo e’ in particolar modo in considerazione del fatto che e’ uno dei relativamente pochi mangaka in grado, oltre ad avere un disegno estremamente raffinato e maturo, di scrivere delle storie le quali dal punto di vista della sceneggiatura narrativa raggiungono un altissimo livello, frutto certo anche di un attento e preciso lavoro di ricerca. Non prolifico, avendo al suo attivo solamente tre serie, tuttavia le sue storie hanno goduto di un grande successo sia in patria che all’estero. A cominciare da quel Planetes che rappresenta una delle migliori space opera a fumetti di questi ultimi dieci anni. Pubblicata dal 1999 al 2004 dall’editore Kodansha e tradotta anche in italiano dalla Panini – seppure ora sia, purtroppo, in esaurito – e’ stata successivamente raccolta in quattro volumetti. La qualita’ del suo lavoro e’ provata dal fatto che nel 2002 gli e’ stato conferito il Premio Seiun per la sezione manga.
In Planetes siamo in un prossimo futuro, il 2075, in un epoca in cui i rifiuti nello spazio sono divenuti un problema dal momento che ostacolano le operazioni dei veicoli spaziali. Non ci sono razze aliene, confederazioni o tecnologie particolarmente avanzate. Il pregio dell’opera di Yukimura e’, appunto, quello di creare un futuro possibile dove i lenti progressi nei viaggi spaziali si accompagnano a tutta una serie di questioni sulla terra irrisolte quali il divario tra paesi ricchi e quelli in via di sviluppo (arretrati ulteriormente non avendo accesso alle risorse dello spazio), discriminazione, terrorismo eccetera fornendo una visione di grande respiro estremamente articolata di un prossimo futuro. Inoltre i vari personaggi presentano una psicologia molto articolata, con descriti assai bene punti di forza e debolezze.
I protagonisti principali sono i membri di una ditta che si occupa proprio del recupero dei detriti spaziali. Gli esseri umani ed i mezzi sono disegnati con estrema cura ed e’ evidente come, in particolare, Yukimura si sia documentato a fondo per la realizzazione di quest’ultimi.
Dal 2003 al 2004 e’ stata prodotta da Sunrise/Bandai/NHK anche un’ottima serie animata composta di 26 puntate anch’essa molto curata nei dettagli tecnici – da segnalare qui il grande lavoro svolto dallo staff e il notevole conceptual design, setting reseach e SF setting di Ogura Shinya, attualmente al lavoro anche sulla serie animata Sacred Seven – la quale ha goduto anche della collaborazione della JAXA. Non per nulla, pure l’ anime si e’ aggiudicato il Premio Seiun nella categoria media. L’unico altro fumetto cui sia riuscita una simile impresa e’ stato Nausicaa della valle del vento di Miyazaki Hayao.
Tra il manga e l’ anime ci sono varie differenze. Nell’ anime i temi vengono notevolmente ampliati migliorando ancor piu’ le potenzialita’ del fumetto originale. I protagonisti fanno parte della sezione di livello piu’ basso di una grande compagnia. Tale sezione viene chiamata dagli altri con disprezzo “Hanka” (mezza sezione). La storia arriva solo fino alla partenza della missione di esplorazione. Inoltre sono stati aggiunti diversi personaggi.
Alcuni episodi sono davvero da antologia, come quello in cui Fee Carmichael, caparbia tabagista e capitano della nave da recupero DS-12/Toy Box, sventa un attentato terroristico scagliandosi con la sua astronave contro gli avversari infuriata perche’, a causa dei loro attentati, per sicurezza sono state chiuse le poche aree sulle stazioni spaziali dove si puo’ fumare…
Planetes non e’ un prodotto diretto solo agli appassionati di manga e anime, ma godibilissimo da qualsiasi appassionato di fantascienza. Anzi, a ben pensarci, adatto a chiunque.
Visto il successo che la nuova serie di Yukimura Vinland saga ambientata all’epoca dei vichinghi sta attualmente ottenendo in Italia, c’e’ da chiedersi perche’ i volumi di Planetes non siano ristampati…
Immagine 1: copertina del primo volume di Planetes, Yukimura Makoto, Kodansha
Immagine 2: Planetes, anime, Sunrise/Bandai/NHK
Alieni in periferia
agosto 8, 2011
anime, Books, Comic, Critic, Japan, manga, Movies, SF Casshern sins, gk, Lamu' la ragazza dello spazio, Mayuko, NieA, NieA_7, Serial experiments Lain, Urusei yatsura, Yoshitoshi ABe Lascia un commento
NieA_7 e’ un manga raccolto in due volumi realizzato da Yoshitoshi ABe e gK originariamente serializzato sulla rivista Ace next edita dalla Kadokawa Shoten dal 1999 al 2001 e trasposto in un anime di 13 puntate nel corso del 2000.
Come in molte altre opere di ABe, ricordiamo ad esempio Haibane renmei, la trama principale e’ appena un abbozzo, l’atmosfera e’ ricca di silenzi e di pause meditate ed il punto focale si concentra, piuttosto, sull’amicizia tra le due protagoniste, Mayuko, una studentessa terrestre molto povera che frequenta una yobikou (ovvero una scuola di preparazione per l’esame di ingresso all’universita’) e la strana aliena NieA, l’unica extraterrestre ad essere priva di antenna e percio’ catalogata con il grado piu’ basso di “under seven”.
In alcuni suoi aspetti, NieA_7 presenta indubbiamente lati surreali e da commedia che fanno pensare a Urusei yatsura (Lamu’ la ragazza dello spazio), pero’, al contempo, rispetto a quest’ultimo, riesce a toccare anche temi profondi quali l’emarginazione e la discriminazione.
Se il vecchio e malandato bagno pubblico dove vive Mayuko non e’ in uno slum, poco ci manca e, nonostante la serie sia stata realizzata nel 2000, l’ambientazione sembra ben piu’ la Tokyo degli anni ’70 che non quella dei quartieri sgargianti della metropoli giapponese d’inizio del XXI secolo. Ed e’ qui che abitano anche tutta una serie di alieni di livello sociale tanto basso che il governo non ritiene nemmeno opportuno dargli la cittadinanza giapponese limitandosi ad ignorarli, alcuni dei quali imitano usi e costumi dei terrestri (c’e’ la ragazza aliena vestita da cinese e quello da indiano). Giunti sulla terra diversi anni prima, ormai vivono tranquillamente in simbiosi con i terrestri non ricordando piu’ ne’ da dove siano giunti, ne’ per quale ragione. L’astronave madre – un buffo disco volante enorme con una antenna sulla sommita’ – che li ha condotti sul nostro pianeta e’ appena una sagoma avvolta dalla foschia stagliata sullo sfondo del paesaggio, divenendo cosi’ un’ enigmatico monumento-simbolo misterioso. Gli elementi che restano inspiegati e vaghi sono, per l’appunto, molti e certo la serie, pur essendo una commedia, e’ permeata da una malinconia evidenziata a volte dallo sguardo di NieA, di solito invece totalmente spensierata e che gli altri personaggi considerano un vero spirito libero, la quale osserva il cielo in lontananza concentrata su chissa’ quali pensieri o dalle preoccupazioni di Mayuko riguardo i continui sacrifici che deve affrontare – che, tuttavia, trovano il contrappunto nei divertenti siparietti comici in cui la ragazza rivela con espressioni del viso deformate la sua parsimonia portata agli eccessi.
In sostanza, si tratta di un tipo di animazione che puo’ piacere a chi alle storie ipercinetiche preferisca una narrazione piena di sentimenti ma lenta, similmente a quelle di Casshern Sins o Serial Experiments Lain.
Figura: illustrazione di Yoshitoshi ABe.
Fantasmi ed adolescenza difficile
luglio 24, 2011
anime, Considerations, Critic, fantasy, Japan, Media Ano hana, Ano hi mita hana no namae o boku-tachi wa mada shiranai, Chichibu, Choheiwa Busters, ghost story, hikikomori, Madoka Magika, Toradora! Lascia un commento
Ano hi mita hana no namae o boku-tachi wa mada shiranai (Ancora non conosciamo il nome del fiore visto quel giorno) e’ il titolo di un anime prodotto dallo studio A-1 Pictures che vanta la realizzazione di serie generalmente sempre molto ben animate e curate. E Ano hana, come viene abitualmente abbreviato il titolo effettivamente abbastanza lungo (ma questa di dare nomi simili e’ un’abitudine che si riscontra spesso negli anime e light novels di questi ultimi anni), non tradisce le aspettative. Anzi, e’ da notare come il fatto che si tratti di un’opera originale lasci piu’ liberi gli sceneggiatori contribuendo a creare una storia dallo sviluppo molto interessante e con personaggi meno standardizzati del solito, allo stesso modo di quanto e’ avvenuto con Madoka Magika, tanto per citare un titolo tra le serie animate originali che recentemente fanno capolino tra le molte tratte invece da manga o romanzi. I soli 11 episodi che la compongono sono il numero giusto per completare perfettamente l’arco narrativo.
Ano hana e’ particolarmente interessante per la sua capacita’ di unire la ghost story ai problemi della crescita dall’eta’ adolescenziale a quella adulta e al tema del superamento dei traumi infantili. La vicenda, per l’appunto, segue la storia di sei ragazzi che da bambini sono molto affiatati e che formano un gruppo chiamato “Choheiwa Busters”. La tragica morte di una di loro, Honma Meiko soprannominata Menma, che in realta’ era l’elemento centrale del gruppo, sconvolge Yadomi Jinta detto Jintan, il loro carismatico leader, il quale in seguito, anche a causa della scomparsa per una malattia della madre, da persona dal carattere sicuro finisce per trasformarsi in un hikikomori di indole titubante. Anni dopo, quando i ragazzi frequentano la scuola media superiore, il fantasma di Menma – dall’aspetto pero’ cresciuto – si presenta a casa di Jintan il quale e’ l’unico a riuscire a vederla. La ragazza gli dice che deve finire di completare qualcosa di lasciato in sospeso, ma non ricorda di cosa si tratti… Jintan per poter dare la pace allo spirito di Menma si trova quindi nella situazione di dover riunire dopo anni i suoi vecchi amici Anaru, Yukiatsu, Tsuruko e Poppo i quali apparentemente sembrano essersi ripresi dalla tragedia. Ma, nel corso degli episodi, si scopre che nessuno escluso – nemmeno l’intelligente Yukiatsu e la fredda Tsuruko, che sembrano quelli piu’ forti e che frequentano una scuola di prestigio, ne lo spensierato Poppo – sono tutti rimasti profondamente sconvolti dalla perdita dell’amica d’infanzia ed hanno gravi problemi psicologici. Molto bello anche il personaggio di Anaru che rappresenta bene la forza e al contempo la fragilita’ delle adolescenti giapponesi non particolarmente brillanti e la loro necessita’ di conformarsi al gruppo per non essere lasciate sole.
Il rivedersi diventa quindi una catarsi collettiva dove verita’ nascoste e sentimenti celati per lungo tempo finiscono lentamente per venire a galla rivelando le complesse relazioni che legavano i vari protagonisti gia’ da bambini. Non tutto e’ semplice come sembrava…
Pregio della serie e’ anche l’abile intreccio di numerosi temi diversi quali il dolore dei genitori per la perdita di un figlio e i problemi della societa’ nipponica, raramente trattati con una simile profondita’ negli anime per un target di ragazzi. Inoltre l’ambientazione in una zona di campagna lontana dalla capitale contribuisce a dare un sapore particolare all’intera vicenda con scene ricche di paesaggi naturali. Molti elementi degli sfondi, come il ponte che si vede anche nell’illustrazione, sono basati su quelli della citta’ di Chichibu abitata da meno di settantamila persone.
Il regista, lo sceneggiatore, l’autore del character designs e lo staff sono gli stessi dell’anime di successo Toradora attualmente trasmesso su Rai 4.
Usciti gli atti del convegno “Tra arte e letteratura, tra Italia e Giappone”
Maggio 19, 2011
anime, Art, Books, Comic, Critic, Events, fantasy, History, horror, Illustration, Italy, Japan, Literature, manga, Media, Movies, SF, Singapore, Spain Akane Fujisawa, Akemi Takada, Associazione Porti di Magnin, atti del convegno, Dall'ukiyo-e all'illustrazione contemporanea: la grande grafica giapponese, Davide Mana, Fabio Lastrucci, Franco Pezzini, Fulvio Gatti, Giorgio Arduini, Hikawa Reiko, Kazuko Hiraoka, Luca della Casa, Massimo Citi, Massimo Melotti, Massimo Soumare', Minae Takeda, Murasaki Fujisawa, Porti di Magnin, Silvia Treves, Tra arte e letteratura tra Italia e Giappone, Vittorio Pavesio 4 commenti
Sul numero 73 di Maggio 2011 della rivista di Arti, Scienze e Cultura Porti di Magnin edita dall’associazione omonima, sono stati pubblicati nello speciale letterario Magnin Litteraire n. 8 (pagg. 67-132) gli atti del convegno Tra arte e letteratura, tra Italia e Giappone tenutosi all’Accademia Albertina di Torino il 2-5 febbraio 2010 in concomitanza con la mostra Dall’ukiyo-e all’illustrazione contemporanea: la grande grafica giapponese (14 gennaio-14 febbraio 2010).
Segue l’indice dei quindici saggi editi:
– Tra arte e letteratura-Tra Italia e Giappone, Prefazione pag. 81
– Manga: fumetto e societa’ contemporanea di Massimo Melotti pag. 82
– Calligrafia tra Cina e Giappone: evoluzione grafica della scrittura di Kazuko Hiraoka pag. 85
– “Kitsukiba”:<dietro le quinte> del progetto di una graphic novel italo-giapponese di Fulvio Gatti, Vittorio Pavesio, Massimo Soumaré pag. 87
– Japan in five ancient chinese chronicles-Alle origini del Sol Levante: le piu’ antiche cronache sul Giappone di Massimo Soumaré pag. 89
– Angeli o Tenshi? Ovvero l’immagine dell’angelo nella cultura pop giapponese di Luca Della Casa pag. 92
– Volpi magiche e spiriti inquieti nell’eta’ di internet: influenza della narrativa fantastica classica e del folklore tradizionale giapponesi sui mezzi di comunicazione di massa contemporanei di Massimo Soumaré pag. 94
– “Foglie multicolori dal Sol Levante” e “ALIA6”, narrativa contemporanea giapponese e mondiale di Massimo Citi, Davide Mana, Massimo Soumaré, Silvia Treves pag. 98
– Parole immaginate: piccolo viaggio intorno a segni e narrazioni di Fabio Lastrucci pag. 101
– L’opera di Akemi Takada: dimostrazione di disegno di Akemi Takada pag. 104
– Amici immaginari-l’occidente nel fantasy giapponese e il Giappone nel fantasy occidentale: streghe e miko, cavalieri e samurai di Reiko Hikawa, Davide Mana pag. 105
– Ukiyo-e:l’arte del dissenso di Giorgio Arduini pag. 112
– Attori kabuki e loro ritratti di Akane Fujisawa pag. 116
– L’opera di Minae Takada: dimostrazione di incisione su rame di Minae Takada pag. 120
– L’ukiyo-e e la moda di Edo: l’ukiyo-e come mass media di Murasaki Fujisawa pag. 122
– Spire d’oriente, immaginario d’occidente di Franco Pezzini pag. 125
Per informazioni:
Isola di San Rocco al Ponte delle Ripe – Via Beccaria 57 – Mondovì
Tel 0174 45 800 – e-mail: info.portidimagnin@gmail.com
Majokko tragiche e malinconiche
aprile 23, 2011
anime, Comic, Considerations, Critic, fantasy, horror, Japan, manga, SF Casshern sins, kawaii, Mahou Shoujo Madoka Magika, majokko, PUELLA MAGI MADOKA MAGICA, Sailor Moon, Serial experiments Lain, Shinbo Akiyuki, Studio Shaft 2 commenti
Gli ultimi due cicli trimestrali di anime giapponesi si sono distinti per la presenza di un gran numero di opere di notevole qualita’, sia dal punto di vista grafico che narrativo. E’ da segnalare anche un ritorno alle opere originali, per intenderci quelle non tratte da manga o light novel (quest’ultime visto il grande successo di vendite recentemente sono state spesso trasposte in serie animate).
Tra gli anime terminati a fine marzo primeggia indubbiamente Mahou Shoujo Madoka Magika (PUELLA MAGI MADOKA MAGICA) per la regia di Shinbo Akiyuki e prodotto dall’ottimo studio Shaft, serie composta da dodici puntate (le ultime due andate in oda solo nella penultima settimana di aprile 2011). L’idea di base, tutto sommato abbastanza semplice, e’ stata quella di ribaltare il concetto presente nelle varie opere delle majokko (streghette), come Sailor Moon, mantenendo i tipici elementi “kawaii“, ma innestandoli in una realta’ in cui le protagoniste possono rimanere ferite e morire ed in cui il classico animaletto simile ad un orsetto de peluche che accompagna le ragazze presenta un’ambivalenza per cui, al suddetto aspetto kawaii, si contrappone invece un carattere inquietante e spietato, teso semplicemente a conseguire freddamente il proprio scopo. L’alieno (in tutti i sensi!) Kyubey diventa cosi’ una figura davvero spaventosa ed ambigua.
Se l’idea e’ semplice, non lo e’ pero la realizzazione. Le ragazzine combattenti sono delineate psicologicamente molto bene, di gran lunga meglio di quanto non accada di solito nelle serie majokko. Le loro aspirazioni e ideali giovanili si scontrano con la realta’ che si trovano ad affrontare, mostrando il lato oscuro che ognuna di loro nasconde dentro di se’. Persino Madoka, la protagonista, che e’ quella piu’ ingenua ma allo stesso piu’ solare del gruppo, per tutta la serie continua ad esitare su come deve comportarsi e decidera’ di trasformarsi e sacrificarsi solo all’ultimo. Notevole e’ il modo in cui nel corso delle puntate vediamo variare il modo di agire di Homura (che, da un certo punto di vista e’ la vera eroina principale), Sayaka, Mami (personaggio particolarmente apprezzato dal pubblico) e Kyoko. All’inizio rappresentanti lo stereotipo consolidato delle eroine di questo tipo di produzione (a volte portato all’eccesso come nel caso di Kyoko che alla sua prima apparizione appare decisamente psicopatica con una propensione omicida rivolta anche verso le compagne e che incarna il personaggio con tendenze asociali del gruppo), ne vengono, successivamente, analizzati in profondita’ i traumi non indifferenti che tutte, Madoka e parzialmente Sayaka escluse, hanno subito.
Per trovare un’altra produzione che racchiuda un senso di malinconia e di sofferenza interiore tanto intenso bisogna ritornare al Casshern sins del 2009.
Anche la conclusione di Madoka Magica, che poteva rivelarsi il punto debole della produzione, e’ un falso happy ending molto adatto all’intera struttura della serie. Il sacrificio estremo di Madoka e’ terribile, ma non risolve la situazione, al piu’ ne mitiga gli effetti. Ed e’ la solitaria Homura a doversi sobbarcare il fardello di un mondo in parte mutato da quello precedente, ma dove le presenze negative si sono limitate semplicemente a mutare forma e dove il tragico fato delle protagoniste rimane, a ben guardare, immutato.
Oltre agli elementi della SF classica, come il loop temporale o il controllo dello scorrere del flusso del tempo (il potere di Homura) ritroviamo qui l’elemento epico e pure, nella conclusione, quello mitico. In un certo senso, nel rapporto metafisico tra diverse realta’ possiamo osservare delle similitudine con quel capolavoro che e’ stato Serial experiments Lain.
Notevole anche la raffigurazione dei modi di combattere delle majokko le quali, al posto delle solite bacchette magiche o simile, utilizzano invece ben piu’ sinistri moschetti, lance, pistole e bombe. La rappresentazione dei nemici, le streghe, che provocano i suicidi degli esseri umani sono estremamente originali, fondendo l’animazione classica giapponese ai modelli di quelle osservabili nei lavori europee (soprattutto dell’Europa dell’Est). Persino le musiche sono molto curate e belle facendo di PUELLA MAGI MADOKA MAGICA un’opera davvero eccellente che gioca tra canoni del genere ormai classici e spunti innovativi e contestatori.
Dalla serie sono stati realizzati anche dei manga e si sta lavorando ad un romanzo.
Manga, light novels e anime: il lato nascosto della produzione giapponese
marzo 9, 2011
anime, Art, Books, Comic, Critic, Events, fantasy, horror, Illustration, Italy, Japan, Literature, manga, Media, Multimedia, SF anime, conferenza, letteratura, letteratura giapponese, light novels, manga, Massimo Soumare', Ren Comics Lascia un commento
Domenica 20 marzo, ore 16:00, presso la fumetteria Ren Comics, Via Baretti, 21/a, Torino terro’ la conferenza Manga, light novels e anime: il lato nascosto della produzione giapponese:
Manga, light novels e anime presentano ognuno nel panorama dell’industria d’intrattenimento giapponese proprie caratteristiche particolari, ma esiste, al contempo, un forte legame tra loro dove si possono riscontrare elementi comuni. Tali prodotti in Occidente sono generalmente analizzati dal punto di vista del pubblico che ne fruisce; meno conosciuti sono i meccanismi che stanno dietro la creazione di tante opere piu’ o meno famose. Un mondo dove esistono regole ferree e dure realta’. Interessante quindi puo rivelarsi l’esplorazione di cio’ che si nasconde oltre l’universo apparente, gettando uno sguardo su strutture e su figure professionali, quali gli editor, che rendono possibile la loro creazione e sugli sforzi fisici e mentali richiesti a mangaka, scrittori, registi e sceneggiatori.
Insomma, la produzione giapponese vista da un’angolazione poco nota. La conferenza si terra’ in forma discorsiva, cosi’ da poter creare un dialogo aperto bidirezionale con il pubblico.
Ingresso libero.
Il figlio errante
febbraio 8, 2011
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Shimura Takako e’ una mangaka purtroppo ancora sconosciuta al pubblico italiano e poco nota in genere ai lettori occidentali, nonostante un indubbio talento e il fatto che in Giappone e’ molto apprezzata sia dal pubblico maschile che da quello femminile. Le sue tavole, soprattutto quelle ad acquerello dalle tinte delicate, sono davvero belle ed e’ inoltre molto abile nel costruire le storie. Probabilmente cio’ si deve agli argomenti da lei trattati, ovvero transgender e lesbismo. Tema principale dei suoi lavori sono spesso i problemi affrontati dai ragazzi durante l’adolescenza e l’amicizia e l’amore tra compagne di scuola. Intendiamoci, siamo qui molto lontani dallo yaoi
e dallo yuri; l’approccio della Shimura e’ molto curato e profondo, in un certo senso quasi letterario.
La sua opera maggiormente rappresentativa e’ Horo musuko (Il figlio errante) pubblicato dal 2000 dalla ENTERBRAIN (che conferma ulteriormente di essere una delle piu’ interessanti case editrici di manga giapponesi capace di proporre lavori molto interessanti e originali) e di cui sono usciti undici volumi. Verra’ tradotto anche in inglese dalla Fantagraphics Books con il titolo di Wandering Son a partire, verosimilmente, da maggio 2011.
Inoltre, proprio agli inizi quest’anno ne e’ stato realizzato un anime prodotto dalla AIC molto raffinato ed elegante nelle animazioni che, per l’appunto, riprende il tipo di colorazione della fumettista.
Sicuramente un’autrice che merita di essere letta.
Nelle due immagini, in alto i protagonisti di Horo musuko nella versione animata, in basso in un’illustrazione della Shimura.
Victorique e Kujo, investigazioni nell’Europa del 1924
febbraio 4, 2011
anime, Books, Comic, Considerations, Critic, Japan, Literature, manga, Media, mystery Foglie multicolori dal Sol Levante, Fujimi Shobo, GOSICK, GOSICKs, Kadokawa Shoten, Kujo Kazuya, light novel, Sakuraba Kazuki, Sauville, Seppure con rammarico, Shojo Nanakamado to shichinin no kawaisona otona-tachi, Takeda Hinata, Victorique de Blois, YA Lascia un commento
GOSICK e’ una serie attualmente composta di otto romanzi e quattro raccolte di racconti (quest’ultime indicate con il titolo di GOSICKs) scritta da Sakuraba Kazuki ed illustrata da Takeda Hinata edita a partire dal 2003 per la casa editrice Kadokawa Shoten/Fujimi Shobo. Sakuraba Kazuki, indubbiamente un’autrice in possesso di un notevole talento nella gestione della scrittura e dei vari stili letterari, e’ stata la prima (e finora unica) scrittrice del genere light novel, corrispondente allo YA americano, a vincere, nel 2008, il prestigioso premio Naoki. GOSICK e’ stata anche la sua prima serie ad ottenere un grande successo di pubblico, tanto da essere tradotta sia in tedesco che in inglese.
Ambientata nel 1924, appena dopo la prima guerra mondiale, in una scuola di Sauville, un’immaginario piccolo paese europeo confinante con l’Italia, la Francia e la Svizzera, segue le vicende di Victorique de Blois, una strana ragazza dai lunghi capelli biondi figlia di un nobile, e dello studente giapponese Kujo Kazuya, terzo figlio di un militare, impegnati a risolvere casi misteriosi che vengono svelati grazie ai ragionamenti logici di Victorique. Sakuraba non ha fatto mistero di essersi ispirata alla copia Sherlock Holmes e Watson. La preparazione del primo romanzo ha richiesto piu’ di un anno di incontri con il suo editor per mettere a punto lo sfondo della vicenda e la psicologia dei personaggi. C’e’ quindi stato un grande lavoro dietro la creazione di questa serie per ragazzi. Cio’ si rivela anche nei dettagli. Ad esempio, quando Victorique aspetta in biblioteca l’arrivo di Kujo manifestando ogni volta in modo differente la propria noia.
Esistono anche cinque volumetti manga e, da gennaio, e’ in onda la versione animata prodotta dalla Bones. Estremamente curata nell’ animazione e nelle atmosfere (anche la Sakuraba ha espresso il suo vivo apprezzamento per come l’anime e’ stato realizzato), la serie dovrebbe essere composta da un totale di 24 episodi.
Attualmente in italiano purtroppo non e’ stata tradotto alcun lavoro della Sakuraba ad eccezione del racconto Seppure con rammarico pubblicato nell’antologia Foglie multicolori dal Sol Levante edita da CS_libri. Seppure con rammarico e’ la storia iniziale del volume Shojo Nanakamado to shichinin no kawaisona otona-tachi (La giovane Nanakamado ed i sette miserabili adulti) edito da Kadokawa Shoten, libro che narra le vicende della bella Nanakamado appassionata di modellismo ferroviario.
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