Ogni anno, ad inizio dei corsi, mi si presenta l'”eterno” dilemma della grammatica di lingua giapponese da adottare…
Ed i problemi non sono pochi. Nascono soprattutto da una certa tragica scarsita’ di numero dei volumi scritti in italiano su questa lingua, soprattutto se li confrontiamo con i testi, non dico neppure inglesi, ma anche francesi e tedeschi (lingua in cui addirittura vengono stampate vere e proprie riviste dedicate al Giappone).
Ma un attimo. Certo tentativi di produrre valide grammatiche italiane ci sono stati. Come non ricordare la Grammatica di giapponese moderno (1989) della Yoko Kubota edita dalla Libreria Editrice Cafoscarina che puo’ vantare il diritto di essere stata una delle piu’ popolari ed apprezzate per parecchi anni. Spesso croce degli studenti a causa della difficolta’ nell’approccio agli schemi grammaticali, confesso che a me piace, anche perche’ e’ una delle poche che affronta in parte l’aspetto del giapponese colloquiale con una interessante lista delle particelle finali.
Notevole era il volume Grammatica della lingua giapponese di Oreste Vaccari e di sua moglie Enko Elisa Vaccari pubblicata nel 1956 e ora purtoppo praticamente dimenticata che ha costituito un lavoro fondamentale decisamente corposo (ben 550 pagine) e che aggiornava il vecchio
Grammatica e vocabolario della lingua giapponese (1939) di Bartolomeo Balbi edito da Hoepli. Oggi decisamente poco utilizzabile a causa delle variazioni avvenute nel frattempo nella lingua giapponese, il testo di Balbi risulta molto interessante per chi voglia approfondire lo studio dell’evoluzione nel tempo della lingua nipponica. Nel 1966 poi si pubblicava a Milano il Corso pratico di lingua giapponese di Mario Scalise (in seguito poi in parte confluito in Grammatica giapponese grammatica essenziale di Mario Scalise e Atsuko Mizuguchi della Vallardi, 1995) preceduti da quelli che sono ancora a tutt’oggi gli unici due dizionari di kanji in lingua italiana (fatto poco noto), ovvero il Dizionario dei kanji volume I e Dizionario dei Kanji volume II di Guglielmo Scalise e Mario Scalise usciti a Milano nel 1962 e che, nonostante alcuni refusi tuttavia di poco conto, raccolgono un totale di circa 1900 kanji.
Insomma, tutto sommato di materiale ne e’ stato pubblicato piu’ di quello che ci si potrebbe aspettare.
Inoltre negli ultimi anni sono state edite alcune altre grammatiche.
Dunque perche’ parlare di dilemma nella scelta di un testo? Le grammatiche precedentemente menzionate erano pensate sostanzialmente per un insegnamento di tipo accademico. Ancora una ventina di anni fa la lingua giapponese in Italia era principalmente insegnata in pochi atenei e in una manciata di centri culturali. Ma in questi decenni la situazione e’ molto cambiata. Anche al di fuori delle universita’ i centri dove si insegna giapponese sono aumentati di numero ed anche l’interesse tra il pubblico per questa lingua. Purtroppo pare che questo punto sia stato dimenticato (o ignorato) da molti studiosi e linguisti. Cio’ spiega perche’ ancora nel 2006 sia uscito un libro come la Grammatica giapponese della Hoepli assai poco adatta a corsi con allievi di diversa eta’ e formazione culturale. Devo dire che l’annuncio della sua uscita mi aveva fato ben sperare ed ho consigliato il testo per due anni. Ma molti allievi si sono lamentati di non riuscire a comprendere le parti scritte in italiano (in effetti decisamente ostico!!!)… E questa mi pare una grossa pecca per una grammatica del ventunesimo secolo. Paragonata a Il cinese per gli italiani del medesimo editore che invece applica un maggiore principio di chiarezza, la delusione e’ stata cocente. Decisamente meglio Il corso di lingua giapponese della Hoepli, seppure si tratti sostanzialmente di libri per le esercitazioni.
Mi ha invece favorevolmente colpito la nuovissima Grammatica pratica di giapponese di Susanna Marino edita da Zanichelli. Estremamente schematica ed essenziale, fornisce pero’ in maniera semplice ed accessibile le chiavi delle strutture grammaticali. Non entrera’ nei particolari, ma senza dubbio credo offra un valido supporto a chi debba insegnare in classi con persone di varia provenienza.
E’ da notare come sia Il corso di lingua giapponese che la Grammatica pratica di giapponese si basino su un’originale edizione estera (per la prima il Japanese for College Students e per la seconda la tedesca Grammatik kurz & bündig Japanisch). Il che ci porta a considerare come una delle basilari differenze tra gli studi sulla lingua giapponese in Italia ed in altri paesi occidentali sia il fatto che altrove si e’ ben consci delle cresciute esigenze di un pubblico generico molto piu’ ampio di quello accademico dando vita a tutta una serie di pubblicazioni fruibili dal grande pubblico ed estremamente vivaci senza tuttavia essere pressapochiste o di scarsa qualita’, con l’ulteriore pregio di essere atte alle piu’ disparate esigenze di insegnamento e contribuire in questo modo attivamente alla diffusione a livello popolare della cultura nipponica.
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